Salario minimo: Marrella (Confael), chi boccia la proposta lo fa per pura demagogia

19 Lug, 2023 | Comunicati Stampa

Nel nostro ordinamento già esistono gli strumenti che impediscono di abbassare le retribuzioni più alte. Ma i sindacati hanno il dovere di vigilare

 

“I sindacati, ma anche alcuni esponenti politici, che bocciano l’idea del salario minimo, lo fanno solo per motivi ideologici. È pura demagogia”. Domenico Marrella, segretario generale della Confael ribadisce la posizione del sindacato sul salario minimo e, rispondendo a chi boccia tale proposta sottolinea che “il salario minimo non ha colori politici, non è  di destra, di sinistra o di centro, è semplicemente per i lavoratori, come lo sono la riduzione del cuneo fiscale e il welfare aziendale. E un sindacato che si rispetti ha il dovere di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori”.

Secondo il Segretario Generale della Confael, è un errore ritenere che, con l’introduzione del salario minimo, si rischia di abbassare le retribuzioni dei lavoratori che percepiscono salari maggiori. “Nel nostro ordinamento – spiega ancora Marrella, – già esistono delle clausole di salvaguardia che ne impedirebbero un uso distorto. Quando scade un contratto di lavoro, il datore non può rinnovarlo a una retribuzione oraria inferiore. Non può spogliare il dipendente di una qualifica che ha già acquisito, a meno che non ottenga il consenso del dipendente. Ma in un caso simile, il sindacato avrebbe il dovere di intervenire”.

Inoltre, secondo il Segretario della Confederazione Autonoma Europea dei Lavoratori, è necessario fugare altre ambiguità: “il salario minimo non va confuso con il potere contrattuale – puntualizza -, è uno strumento che serve solamente a innalzare le retribuzioni dei contratti che non raggiungono una determinata soglia minima lorda. Siamo uno dei pochi Paesi UE a non averlo introdotto, ed è un dato di fatto che da noi le retribuzioni sono del 20-30% inferiori alla media europea. Se si teme che la soglia di 9 euro l’ora possa causare uno shock alle imprese, si può studiare un’introduzione graduale. La Confael – ricorda il leader sindacale – ha già presentato una proposta per partire da un salario minimo di 8 euro, e arrivare a 9 nell’arco di tre anni”.

Marrella propone anche di affrontare il nodo delle pensioni, congiuntamente al turn-over. In questo modo si potrebbe anche inserire nel mercato del lavoro molti giovani che oggi faticano a trovare un’opportunità. “La Confael ritiene che la soluzione più equilibrata sia Quota 41 – spiega Marrella – che finora ha funzionato egregiamente. Consentirebbe di liberare delle posizioni, e di assumere dei giovani. Oltretutto, per far funzionare meglio il meccanismo, i lavoratori che hanno già raggiunto; anzianità e hanno acquisito determinate qualifiche potrebbero affiancare i nuovi assunti. Potrebbero prestare l’attività part-time, percependo la retribuzione netta abituale, ma senza accantonare contributi. Le risorse risparmiate servirebbero quindi a formare nuovi addetti – conclude il Segretario Generale Confael – questo meccanismo sarebbe fondamentale soprattutto nella pubblica amministrazione”.